navigare a vista

navigare a vista. l’ho fatto da ragazzina, in adriatico, e poi tra due isolette, in quel pezzo di mediteranneo in cui sarei andata per un po’ a vivere una decina di anni dopo. sei lì a prua, in quel momento in cui il blu intenso svanisce, guardi l’acqua, te la vedi scorrere sotto, con le sue trasparenze, e gli scogli che ti si presenziano alla vista. navigare a vista, appunto. è un’arte radicalmente sperimentale per mettersi in mare in sicurezza. è un’arte radicalmente sperimentale e sì, usiamo la parola “materialista”, per starsene al mondo in sicurezza. trasposto, torna, per l’ennesima volta, gilles, baruch, e l’etica.
dalla lezione del 3 febbraio 1981, vincennes
“Se si trattasse di selezionare semplicemente le gioie, eliminando più che posso le tristezze, sarebbe già qualcosa. Ma per Spinoza, non sarebbe.. non sarebbe una vera arte di vivere. Perchè? Perché non ci sono due linee pure, ed è qui che diventa importante, e tutto il terzo libro lo mostra bene. Non ci sono due linee pure: una linea di tristezza e una linea di gioia. Non c’è una linea dove le tristezze si incatenano con le tristezze e una linea in cui le gioie si incatenano con le gioie. Perché? Perché le linee di tristezza sono loro stesse ritmate da gioie di un certo tipo. Le linee di gioia sono esse stesse ritmate da tristezze di un certo tipo. Solo, quello che conta.. – vedete, siamo quasi riconfortati.. -, quello che conta, è che le gioie che intervengono sulle linee di tristezza non sono assolutamente della stessa natura che le gioie che intervengono sulle linee di gioia.
La linea di gioia, cosa è? Tutto quello che si concatena a partire dal mio incontro con un corpo che conviene con il mio. (…) Allora voi avete una linea di gioia: gioia, amore per la cosa che vi dona gioia, eccetera.. Questa volta, in cosa si tratta di gioie di un’altra natura che le gioie che intervengono sulle linee di tristezza? (.. che) saranno dirette e complete, cioè che proverete della gioia per la cosa stessa. E la vostra potenza aumenterà.

Quindi vedete a cosa ci invita Spinoza, in quanto discepolo di Epicuro, è veramente una selezione di… la selezione di due linee. E, che ci siano delle tristezze inevitabili, ancora una volta.. per esempio la cosa amata muore, l’oggetto amato muore, eh beh, è triste.. E non vuol dire, Spinoza non dice: “non bisogna far finta di nulla” (traduco così il « faut pas s’en faire… »). No, ma bisogna prenderla come una tristezza inevitabile. Le sole tristezze permesse o conservate sulle linee di gioia, sono le tristezze che vivete come inevitabili. Bene. Allora, ecco: è questo che chiamo il primo sforzo della ragione prima ancora che ci sia della ragione. è mettersi sul vettore di aumentazione di potenza. Come mettersi su questo vettore? Abbiamo una risposta: selezionando le gioie, selezionando le linee di gioie. ed è un arte assai complicata. Come fare questa selezione? Spinoza ci ha dato una risposta (..) il primo sforzo della ragione come arte selettiva, e che consiste in una regola pratice assai semplice: sappiate di cosa siete capaci, ovvero evitate di mettervi in situazioni che sarebbero avvelenanti per voi. E credo che quando dice “cosa può un corpo?”, quando lancia questa domanda, vuol dire tra le altre cose ciò..”.
Ora. “io non conosco un corpo che per gli effetti che questo ha sul mio, non conosco gli altri corpi che dagli effetti che hanno sul mio. Resto quindi nell’ambito dell’affezione. Quando conosco i corpi per gli effetti che hanno sul mio, (..) resto nell’ambito delle affezioni, e gli affetti corrispondenti, che siano  diminuizione della potenza o aumento della potenza, gli affetti corrispondenti sono passivi. Sono delle passioni, in effetti, poiché rimandano agli effetti esteriori di un corpo sul mio. è quindi una passione. La gioia che ho selezionato è una passione tanto quanto le tristezze. (..) Ebbene, dico: (…) supponete che voi siete comunque relativamente riusciti.. -poiché non potete riuscire assolutamente, ci sono delle tristezze inevitabili-, supponete che siete relativamente riusciti a selezionare le gioie, che vi siete ben fatti la vostra linea di gioia – e certamente può essere sempre rotta, paf! la malattia, la morte, la perdita dell’essere amato, eccetera, degli essere amati, ben, tutto ciò.. Una linea, può essere sempre completamente interrotta, saccheggiata, tanto peggio, tanto peggio, è così.. bon.. e ben, ecco. E supponiate che.. vedete, non è una linea dritta, è una linea completamente.. veramente succede tra le cose, cioè.. va di là, si sbriciola, continua, riprende.. Ma, come dei vermi, voi cercate ostinatamente la vostra linea di gioia. Cosa che vuol dire ben altro che cercare il piacere, cosa vuol dire, alla fine? Vuol dire: voi cercate il vostro incontro con dei corpi che vi convengono, che sia il sole o l’essere amato.. o le collezioni di timbri, non importa cosa, è affar vostro eh (risate). Ecco, allora.. così voi non cessate di aumentare la vostra potenza, ma restate nella passione.”
Bene, bisogna uscire dall’ambito delle passioni. Quando “non conoscono più i corpi per l’effetto che hanno su di me ma, ma, ma.. li conosco sotto i rapporti che li costituiscono, per quanto questi rapporti si combinano con i rapporti che mi costituiscono. Quello che colgo, non sono più gli effetti di un corpo sul mio, sono delle composizioni di rapporti tra un corpo e il mio. Differenza immensa”.
E ne da un esempio: “entro in acqua, mi bagna… allora là sopra, mi ritraggo. Pan, mi becco un’ondata in piena faccia, ben, oh lalala, comincio a urlare, soffoco.. Un’altra onda arriva, bon, in pieno… mi travolge.  Mi ribalto.. grottesco, in più.. allora, la tristezza del ridicolo che si aggiunge.. (..) Cosa ho fatto? Ho vissuto su un ritmo dove perpetualmente attendevo l’effetto del corpo esteriore sul mio – chiamando corpo il mare, eh… Ben, ecco, aspettavo l’effetto. Allora potevo avere delle gioie, in effetti, così.. Avevo delle piccole gioie: “oh, è divertente”, “oh, hai visto, hai visto quella bell’onda?”, “Ce l’ho fatta, ce l’ho fatta, questa volta non mi ha travolto..”. Molto bene… E passiamo tutti da lì, e apprendere qualsiasi cosa… è un’analisi di cosa significa apprendere… apprendere è questo. ma.. che cos’è l’apprendimento? quando iniziate poco a poco a selezionare, selezionare cosa? E ben, saper nuotare, cosa è? è sapere che un corpo, ha degli aspetti. E diventa letteralmente: organizzare l’incontro. (..)
è veramente, quindi, cogliere le cose non più per l’effetto che hanno sul mio corpo, aspettando quest’effetto, ma cogliere le cose sotto le composizioni di rapporti tra queste e il mio corpo. quando raggiungete questo saper-vivere, potete dire: “possiedo la mia potenza”. Prima, non potevate che dire: “tendo ad aumentare la mia potenza”. (..)
in un certo modo, siete invulnerabili.. – tenendo conto di quello che ho detto, che ci sono sempre tristezze inevitabili-, in n certo modo, siete invulnerabili. perché anche se morite, non è allo stesso modo che morire come un cattivo nuotatore. muore in una specie di.. suppongo, di.. beh è li che acquisisce senso: “eh beh, era inevitabile..”
” Qualsiasi cosa voi apprendiate, è questo, credo.. apprendere è sempre penetrare in… c’è solo questo, non si apprende mai astrattamente. allora, in un senso, bisogna che la gioia vinca. in che senso? bisogna che vinca fino a spingerci a quel livello, in cui io non colgo più gli effetti di un corpo sul mio, ma i rapporti composti tra un corpo e il mio. vedete che non sono più nell’ambito delle affezioni.. ecco, avevo un primo ambito, affectio, come l’ho definito: incontro d’un corpo, effetto di un corpo, effetto di un corpo esterno sul mio, da cui derivano degli affetti – affectus-, che sono delle passioni. Ora sono in un tutt’altro livello: composizione dei rapporti e rapporti composti, da cui cosa deriva? E beh, basta comprendere ancora due punti. Quando arrivo alla composizione dei rapporti e ai rapporti composti, in quel momento, le mie idee sono necessariamente adeguate. sono necessariamente adeguate: primo punto da capire. Perché? Secondo punto da capire: le idee derivano sempre dagli affetti, ma questa volta questi affetti non sono più delle passioni, ioè deglu aumenti o diminuzioni di potenza d’agire, questi affetti sono azioni. sono affetti attivi. gli affetti che derivano da un’idea adeguata sono affetti attivi, affetti-azioni: espressioni della mia potenza, non più aumenti o diminuzioni di potenza. Quindi il secondo stato della ragione è: conquista dei rapporti e delle composizioni di rapporti da cui derivano affettivi attivi, che non possono, a questo punto, essere che gioie.”
“siamo completamente usciti dall’equivocità del segno. quando voi raggiungete l’ambito della composizione dei rapporti, siete nell’univocità. Perché sono necessariamente delle espressioni univoche, le nozioni comuni? per un motivo molto semplice: ancora una volta sono comuni perché sono comuni a due corpi almeno. quindi, essendo comuni a due corpi almeno, si dicono in un solo e stesso senso dell’altro corpo sul mio. non possono dirsi con più sensi. (…) se avete capito cosa è una nozione comune, per esempio il movimento dell’onda e il movimento del mio corpo in quanto si compongono, è una nozione assolutamente univoca. solo il cattivo nuotatore è equivoco, solo il cattivo danzatore è equivoco. il buon danzatore, è un’espressione univoca. per forza.. (..) Vedete, ci sono due livelli: i corpi visti negli effetti che uno ha sull’altro, è l’affezione inadeguata. secondo livello: i corpi affrontati nei rapporti che si compongono, è l’idea adeguata. (..) Ciò che è interessante nella vita, sono le nozioni comuni al livello del: “un altro corpo e il mio”“.
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