abbacchiata

si cerca di star calme in questa estate sottozero.
e di reagire. alle batoste.
in questi giorni in cui gli anni sono macigni. 11 anni in cui lo stato ti ha lasciato sospeso, ad oscillare tra frustrazione, paura e speranze. e precarie conquiste quotidiane.
11 anni di vita si è già preso prima della condanna. che poi ti danna appunto. fino a 14 anni di carcere. definitivi. 14 anni di notti dentro. di nuotate sottratte, albe, tramonti, camminate. un decennio di sudore a sudore forzato con delle guardie e con le istituzioni da cui dipenderai in toto. e che valuteranno ogni buco di culo, ogni tuo pensiero prima di decidere quando lasciarti andare.
14 anni di sorrisi e cospirazioni sottratte. 14 anni presi da 10 al posto di tutt* gli altri 300.000 (che poi dove sono finit*, se solo un decimo ha firmato l’appello 10×100? dove cazzo state?). ed è questo che fa più male. che fa sentire veramente cagne in gabbia. non abbiamo solo perso, abbiamo proprio fallito se son riusciti a distruggere le vite di 10 persone per tutt*. (per non parlare delll’incubo che si apre che d’ora in poi questa devastazione di vita se la può beccare chiunque. te. me. noi tutti)
No time for love if they come in the morning
No time to show fear or for tears in the morning
No time for goodbyes no time to ask why
And the wail of the siren is the cry of the morning
e poi c’è il mio, di decennio. che poi è pure di più. con una persona. che mi trovo a continuare a volere nonostante mi stia lasciando qua sola.
già sola. dipendenza, indipendenza, indipendanza.
il rifiuto della monogamia. scelta. scelta? pratica di vita. però deve esserlo pratica di vita.
e  invece di scrivere a l. ne scrivo qua, perché penso che le esperienze andrebbero sottratte al personalismo, e diventare riflessioni che risuonino tra altr*. perché quando le sue mancanze, i suoi tradimenti io li faccio diventare un reiterare di mie accuse e rancori, e non potenziamento, c’è anche dell’altro in gioco.
c’è un sapere che manca e che andrebbe costruito. è politica, è liberazione. perché non può restare solo a parole il fatto del liberarmi, liberarti, e liberarci insieme.
c’è la fottuta dipendenza. che credo non possa essere soppressa, e che nemmeno vada soppressa. perchè si costruisce sull’esperienza, su un apprentissage in cui esperisci che quella persona è parte di quei paesaggi, direbbe gilles, che riescono a farti sentire viva. la dipendenza c’è. si tratta di  saperla abitare. senza violenza. che ci possa essere conflitto e non violenza.
e poi c’è il parlare con miei coetanei, che li vedi inchiodati, anche nell’attendere l’amore della vita. quello che l* salverà, che placherà l’incunearsi del dolore sordo dato dal constatare le proprie insofferenze. l’Amore a compensare il franare sotto i piedi della prospettiva di un reddito nei prossimi mesi, di una vita che ti stai lasciando depotenziare inerme. questi son veramente tempi in cui essere “in coppia” finisce per essere letto come una risorsa, di stabilità psichica. che nonostante tutto hai delle braccia “garantite” tra cui provare ad addormentarti la sera.
tempi in cui si è lanciati a variabili kilate di chilometri di distanza.. e con gli anni hai sempre più conferme che è impossibile che delle intensità tra due persone scorrano quando le esperienze ce le si vive con altr*.
e poi la saggia sorella che ti ricorda “ma poi sei proprio sicura che è l. che vuoi?”. e no, non lo so. non lo posso sapere. so dei giorni insieme gioiosi. c’è la certezza, l’unica, che è la voglia di darsi l’abbondanza che ci si è presa, che si è saputa insieme.
e c’è la tristezza. di vedermi qui a spaccarmi la testa come una mosca impazzita. a vomitare l’anima. a temere di dover fare definitivamente a meno. e saper di altr* pres* anche loro male in questo oscillare tra fragilità, durata, egoismi.
quando son arrivata anni fa in questa casa, ho scritto sopra il camino “vogliamo essere all’altezza di un universo senza risposte”. ed è vero. e poi non c’è spazio per la morale. però dei saperi posizionati sul come abitare le relazioni dovranno circolare.. o no? sapere che sia esperito. e non riflessioni teoriche su quanto sia bello, fico e postpost er poliamore o come lo vogliate chiamare.
qualcun* ha esperienze da condividere? voi come fate?

 

 

 

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One Response to abbacchiata

  1. slavina says:

    bello ritrovarti in questo momento dicomune sconforto.

    e tanta voglia di parlare delle relazioni e farlo politicamente…

    io adesso sono in giro per l’Italia, ma ripasserò di qua 🙂

    intanto, un abbraccio leggero leggero

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