parlare alle “altre”..

conservo qua due interventi che parlano delle perversioni in cui si incorre pensando di sapere cosa sia e cosa debba essere l’autonomia delle altre e, sulla base di questa presunzione, si fa politica, istituzionale o militante che sia.
il primo viene dal palinsesto del martedì autogestito di femministe e lesbiche di radio onda rossa..
federica ruggero presenta il suo libro “Modificazioni genitali femminili. Una questione post-coloniale: il nostro sguardo sulla nostra alterità” e ne viene fuori un bel dialogo che analizza le violenze che un certo femminismo esercita quando guarda le normazioni di cui sono oggetto le altre senza riconoscere al contempo le normazioni di cui si è se stesse oggetto (anche se ho delle perplessità sull’uso del termine post-coloniale: se proprio, avrei optato per un neo-coloniale…)
qua invece un’analisi da abbattoimuri sulla campagna odierna delle femen in solidarietà ad amina. a chi sta parlando quella campagna? in nome di chi si sta parlando? da quale posizione si prende parola?
perché poi il rischio è che si finisca a fare azioni aberranti di questo tipo in cui, per l’ennesima volta, ci si pensa e ci si mostra come le salvatrici, “esperte del bene” delle vite altrui (che poi, liberare era quello che dicevano di andare a fare rice e clinton in afghanistan, per dirne una).
mi sembra ottuso pensare che la nudità sia di per sé liberazione.
E’ giusto che sia io,
donna negra, a parlare delle bianche,
Padri
Fratelli
Figli
Mi muoiono per questo, a causa di questo.
E il loro sangue
Su sedie elettriche gelato,
bloccato dal nodo scorsoio del boia, cotto dal fuoco di folle linciatrici,
versato dal bianco pazzo suprematista desiderio
di uccidere per profitto,
me ne dà il diritto.
Vorrei poter parlare della condizione delle bianche
Come sarà e deve essere
Quando s’ergeranno in piena eguaglianza.
Ma allora, l’essere donna sarà essere donna
Senza colore o classe,
e da parte mia ogni necessità di parlare sarà scomparsa.
Felicemente scomparsa.
Anche le bianche sono schiavizzate,
la differenza è nel grado…
Qui portarono me in catene…
Qui portarono voi compiacenti schiave dell’uomo…
Se di me contarono i denti,
di voi apprezzarono le cosce
e come fecero con me
vi vendettero ai migliori offerenti.
Con catene e fucili m’hanno intrappolato.
Voi, V’hanno intrappolato con menzogne.
 
Comprò voi
Violentò me.
Io combattei!
Ma voi non combatteste né per voi stesse né per me.
Sedevate nella trappola della vostra superiorità
E non vi lamentavate.
 
Sopportando la dannata beffa del vostro matrimonio,
accumulaste l’odio su di me…
Sì, hanno condannato me alla morte
E voi allo sfacelo…
 
Vorrei che le disgraziate fra voi avessero potuto vedere
Attraverso lo schema
E unire le loro mani alle mie.
Allora, essendo noi la maggioranza,
avremmo da tempo potuto riscattare
le nostre esistenze devastate…
 
Non per errore su un calendario per uomini
Il vostro corpo nudo
Annunciò la data, 8 maggio.
E’ il vostro fato se non vi svegliate alla lotta.
Useranno il vostro corpo nudo
Per vendere la loro merce:
odio, coca cola, o stupro.
Ecco la depravazione a cui vi ridurrebbero
Per me la morte:
ma per voi
peggio della morte.
 
Perciò quando parlate con me, attenzione.
Non mi si rammenti la mia schiavitù, la conosco bene,
piuttosto ditemi della vostra.
 
Se accettate la mia alleanza, datemi la mano…
E mentre per la nostra impresa ci muoviamo
La nostra generosa lotta sia
Pace in un mondo dove c’è eguaglianza.
 
Beulah Richardson
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