non riesco a volere niente altro che verità

Da “taci, anzi parla. diario di una femminista”, di Carla Lonzi, anno 1976, dicembre:

volere un essere tutto per sé è assurdo. volerlo senza che sia tutto per sé è anche assurdo. non vedo l’ora che questo giorno sia passato..

sul mio corpo passano tutte le tempeste. non c’è cosa che non capisca a mie spese. non ho usato l’astuzia, non ho posto il veto. allora tutto ti spoglia, tutti approfittano di te. siccome l’avevo posto a situazioni inautentiche mi ero detta “so difendermi”, ma dove cado è quando mitizzo l’autenticità di qualcuno, e credo all’alleanza che mi prospetta. invece quell’alleanza serve solo a rendermi inoffensiva. poi gli altri procedono sul terreno che ho lasciato volontariamente incustodito proprio per mostrare la mia fiducia. torna il tema di “passeggiata”, sono ancora lì. non ho capito il mondo, le sue leggi.

ma perché non l’ho capito? mi sono censurata. per vivere con gli altri ho censurato molto di quello che mi viene da loro. ho deciso di fidarmi delle loro parole, se le sentivo autentiche. ma le mie intuizioni, che andavano oltre, lo erano pure e le ho messe in dubbio.  mi dicevo “sei paranoica, chi ti minaccia, al contrario: come puoi non credere a tua sorella, sai quanto è onesta e sensibile; o a Simone che desidera il tuo bene”. sotto avvertivo l’intrico, non era così semplice, ma io mi smentivo da sola “non permetterò ai miei condizionamenti di impoverire una realtà così ricca, così indubitabile”…

senza il marito, certo: era una nullità, ma il desiderio dell’uomo va ben oltre un marito insoddisfacente. si placa solo in un rapporto vissuto. quello che io avevo. ero io che smaltivo giorno per giorno quel mito con un uomo accanto, non chi ne era priva.

tuttavia qualcosa restava di quel mito: simone mi era sostanzialmente fedele, mi amava, non rischiava di perdermi. adesso l’ha fatto co lei. due smentite in un momento solo è dura da sopportare. ho creduto di ripiombare nello sconforto dell’adolescenza, quando sei sola, incompresa, e tutti ti calpestano. ma non ho più vittimismo e non è così, lo so, anche se per ora non ne traggo conforto. ho bisogno di stare sola, di credere in me. ..

via via che la disillusione si smorza sono più disposta a vedere i problemi degli altri, di piera, di simone. la sofferenza deriva meno dall’avercela con loro che con me stessa, ma adesso che comincio a vedere un filo non casuale nelle mie sofferenze, posso meglio accettarle e sentirle parte di me, mezzo per capire e liberarmi come era mia intenzione.

simone mi telefona rassicurandomi “non succederà niente, vedrai”. conosco questi meccanismi, li so a memoria, però anche questo andava rivisitato perché ne prendessi coscienza. ..

quello che ti rimprovero è di avermi continuamente bersagliata di messaggi ambivalenti, che mi rendevano molto difficile orientarmi. la fine della telefonata prima che tu andassi a milano “pensami”. perché cammuffare quello che stavi per fare? come dovevo pensarti? vuoi tenere legate le persone intanto che tu ti muovi con libertà?

mi hai dato tu stessa la conferma al telefono, stasera, di quanto era accaduto: io non sapevo niente. ma mi ero accorta di sapere tutto quando ho tolto l’alone ai personaggi e ho lasciato andare liberamente le intuizioni. appena ho allentato la censura, nella mia testa si è scatenato un finimondo: ogni certezza saltava per aria e qualcosa di estremamente mobile e cangiante prendeva il suo posto. allora ho visto tutto chiaro, come se fossi stata presente. mi sono spaventata di me stessa. avevo accumulato tutto questo in attimi e attimi senza importanza, in gesti, toni di voce, sguardi, risate insignificanti fra noi. non ho creduto abbastanza in me stessa.

queste telefonate serali sono stressanti, la notte salta. ti propongo di scriverci. credo che l’unica possibilità in questa situazione dove la strettoia è molto forte e per ora insormontabile, sia che ciascuno trovi con coraggio le motivazioni che l’hanno spinto, senza ricorrere a quelle formule con cui hai esordito ieri sera, che per poco non rittaccavo. quanto all’affetto speciale per me mi ha giocato abbastanza. il punto non è li, semmai quella è una formula magica per assolversi e non capire più niente..

vorrei che rivelassimo l’un l’altro in questo clima di verità; sento che potrei accettare tutto e fare accettare tutto di me. quello che non deve succedere è che io sia spinta a rinunciare a me stessa. simone ieri mi proponeva proprio questo, in cambio mi offriva la sicurezza, ma non ne ho bisogno, sono già sicura. così offrirmela è l’unico modo che ha per togliermi la mia…

è arido, formale, non si apre. la sofferenza cosiddetta di gelosia è la più efficace a fare divampare quell’incendio che brucia tutte le difese. per me è stato così. costringe a trovare integralmente se stessi; oppure ci si perde, se non si accetta di mettere davvero in discussione coloro la cui intesa ci garantiva di una comune verità. mettendoli in dubbio, non c’è che da dare credito a tutto ciò che prima si era scartato come elemento di disturbo all’intesa, si scopre il fondo di sè. naturalmente aspetto la risonanza…

“piera era bellissima, proprio in fiore, allegra, luminosa, diversa da sempre”. dunque anche simone era così. si erano decisi per una cosa che piace. ho potuto accertarmi che niente accade all’improvviso, tutto comincia con l’adeguamento reciproco, il tradimento è solo un gesto chiarificatore.

stanotte ho dormito tra ore, l’unico vero sonno da tredici giorni. pensavo che sarei crollata, ma non succede ancora. è come se devo stare sempre vigilante, scrutare me stessa, interrogarmi e capire, capire, capire. è troppo preziosa questa sofferenza perchè la lasci inoperante, ma poi lavora da sè, è frenetica, infaticabile. sono ricognizioni continue, emersioni sbalorditive, collegamenti…

mi chiedo cosa vorrei e mi accorgo che non riesco a volere niente altro che verità, e so che è impossibile.

non capiscono che approfitto della cosa per “vivere”. questo risponde alla mia identità. simone mi è sembrato grottesco, appunto come uno che adopera una buona strategia per ricondurmi a una visione accettabile delle cose…

“ma non dicevi che la gelosia va eliminata e tutto il resto?” mi è tornato in mente come, da ragazza, avevo sperato di vivere intensamente ogni vicenda umana, e come via via avevo constatto che non è possibile, l’intensità è nella solitudine.

.. e scopre, letteralmente, di avere ceduto all’ideologia. ma se resiste al vortice del disnganno, riscopre anche la verità del suo desiderio di autonomia e di libertà dal richiamo maschile, può ritrovarlo nelle altre e ripartire per un cammino meno prestigioso del precedente – avere un’ideologia anche ridotta ai minimi termini è pur sempre un segno di potenza se non di potere – dove non esistono alleanze possibili, ma la solitudine e un scontare momento per momento, individualmente, nella propria vita l’idealizzazione dell’uomo, il bisogno del suo consenso, quegli entroterra che fanno parte della storia di ognuna e che non si logorano se non vivendoli e prendendone coscienza…

cosa medita? continua a ripetere “amo te”, che non è cosi come sembra, perché comunque smentisce un’ipotesi che non ho mai preso in considerazione fino a ora: che ami piera. ogni cosa è a doppio taglio.. e io come una stupida che cercavo di non mostrare la mia sorpresa supersonica e avevo l’aria di dire “fate pure, non ho mica paura”.


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