Testo di un volantino diffuso nella manif di stasera a Lione
E ORA, CHE SI FA?
Per quelli e quelle che erano present* questi ultimi sei mesi a Testes, per quelle che c’erano sugli scontri della ZAD di Notre-Dame-Des-Landes, per coloro che almeno una volta si sono ritrovati davanti ad una linea di sbirri, un’evidenza si impone: né eccessi, nè “morti sospette”, qua si tratta di assassinio.
Quello che è successo a Remi sarebbe potuto succedere a chiunque di noi, qui o altrove. A chiunque un po’ determinat* quel giorno che mettesse in pratica il suo rifiuto. Un ragazzo è morto, che sia “pacifista” o “radicale” importa poco. Sabato sera era su quella collina contro la zona militarizzata, per far retrocedere gli sbirri e le macchine. La forza di movimenti e lotte come il NOTAV in Italia, la ZAD di Notre-Dame o altre, è di aver saputo raggruppare dentro di sé pratiche che, invece di opporsi, si completano e possano associarsi per andare verso vittorie sensibili e materiali. L’intelligenza della lotta, è il trasformare quelle che troppo spesso sembrano divisioni e divergenze rigide in tensioni discutibili e ridiscutibili che permettono di crescere insieme. Saper farsi forti della moltitudine delle pratiche.
Quello che conviene ora pensare, è come rispondere.
Quando Alexis è stato ammazzato dalla polizia in Grecia nel 2008, è tutto un paese che si è abbracciato. Quando Zyad e Bouna sono stati uccisi dopo un inseguimento con gli sbirri nel 2005, ci sono state settimane di tumulti che ne sono seguite. Soprattutto non bisogna lasciare che la paura si installi e ci riduca allìimpotenza. E’ il divenire delle nostre vite e delle nostre lotte che si gioca.
La rabbia che ci invade oggi non potrà essere contenuta. Una vita vale di più che l’abbandono del progetto di una diga, bisogna ricordarselo. La reazione che deve scoppiare oggi supera di molto il suo carattere locale.