notte e fuoco

da queste parti si è un po’ stanche..
forse una prospettiva di tornare nell’immediato in Italia che svanisce e su cui avevo inconsciamente riposto grandi attese di calore. forse il fatto che il periodo delle scuse, e accuse e scuse senza ritorno non è finito come si sperava. forse una notte sbagliata.

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o il fatto di stare in un quartiere in cui ci si accusa di essere gorjigeen (“uomini-donne”, non uomini, ma donne, ovvero il male assoluto.. perché se a te piace scopare con le donne a lui non è minimamente consentito di scopare con gli uomini), e si è violenti verbalmente nei loro confronti.. salvo però poi salutarli con ipocrita premura quando ce li si ritrova come clienti, perché si sa, loro ce li hanno i soldi per le creme sbiancanti, quindi vendi e taci.
o forse, peggio ancora, in cui mi è stato detto di togliermi un braccialetto che mi ero messa nella caviglia, perché “assomigli a… non riesco neanche a pronunciarlo… a une gouine” (per chi non la sapesse in francese vuol dire lesbica, che di per sé, se non fosse poi stato ripreso dai movimenti femministi, è uno di quei bei termini dispregiativi). (che poi, scopro ora, il cnrs mi informa che nel 600 gouyne voleva dire donna di strada, puttana.. e siamo sempre lì che torniamo, alla sanzione dell’insubordinazione allo scambio sessuo-economico forzato su cui si basa l’istituzione matrimoniale).
e che ho sentito fare discorsi sulla protezione da chi proprio non avrei voluto sentirli. anche perché di fatto so che in parte ha ragione, che la vita notturna in certi posti da sola non me la darei. e quindi diventa ancora più complicato mettere in crisi il suo sentirsi “mio protettore”.

 

 

meno male che c’è sioux

 

 

 

 

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