da “tesi sul nuovo fascismo europeo”

"Il fascismo europeo di fine secolo é una risposta patologica alla progressiva dislocazione extrastatale
della sovranità e all’evidente obsolescenza che contraddistingue ormai
il lavoro sotto padrone. Già solo per questi motivi, esso sta agli
antipodi del fascismo storico. Ogni eco o analogia suggerita dal
termine é fuorviante. Tuttavia, l’uso del termine é opportuno:
opportuno per indicare, oggi come negli anni Venti, un fenomeno
essenzialmente diverso da un’inclinazione conservatrice, illiberale,
repressiva da parte dei governi. Per indicare, appunto, un "fratello
gemello" robusto e spaventevole (..).

Giuoca la sua partita
sull’incerto confine tra lavoro e non-lavoro, organizza a suo modo il
tempo sociale in sovrappiù, asseconda la proliferazione cancerosa della
forma-Stato, offre mutevoli rifugi alla disappartenenza e allo
sradicamento che sorgono dal vivere la condizione strutturale di
"sovrappopolazione", scandisce "differenze" labili e pero minacciose
(..).

La politica statale punta a ricondurre ogni volta da capo la cooperazione sociale eccedente
alla cooperazione lavorativa, imponendo a quella i criteri e le unità
di misure di questa. Il fascismo di fine secolo, invece, dà
un’espressione diretta alla "cooperazione eccedente": ma un’espressione
gerarchica, razzista, dispotica. Della socializzazione extralavorativa
fa un ambito sregolato e ferino, predisposto all’esercizio del dominio
personale; vi insedia i miti dell’autodeterminazione etnica, della
radice ritrovata, del "suolo e sangue" da supermarket; ripristina tra
le sue pieghe vincoli familisti, di setta o di clan, destinati a conseguire quel disciplinamento dei corpi cui più non provvede il rapporto di lavoro.

Il
fascismo di fine secolo é una forma di colonizzazione barbarica della
cooperazione sociale extrelavorativa. é la parodia granguignolesca di
una politica finalmente non statale. 

La crisi della democrazia rappresentativa é interpretata, in Italia, dalle Leghe e dal partito-azienda: dunque, dai baciamani
della "seconda repubblica". Sono voci tra loro diverse, anzi
concorrenziali, ma, tutte, fanno coincidere il deperimento della
rappresentanza politica (anzi, della stessa rappresentabilità) con il restringimento della partecipazione alla sfera pubblica. Si badi: non si tratta certo di posizioni "fasciste", bensi di progetti la cui realizzazione determina quello spazio vuoto, ovvero quella terra di nessuno in cui il fascismo di fine secolo puo effettivamente irrobustire."

             paolo virno – 1993

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