Anche i media mainstream italiani si sono accorti che la France ha deciso di far fuori i rom dai propri confini.
Nonostante la Commissione Europea chiami Sarko e company a rispettare le normative, nonostante ci si nasconda dietro la dicitura “rimpatrio volontario”, gli sgomberi di campi si susseguono e oggi i primi rom son saliti sull’aereo verso la romania.
Questo é un reportage girato vicino all’aereoporto charles de gaulle di Parigi, dove vi é una “zone d’attente”, ovvero un mini-CIE francese dove viene quotidianamente rinchiuso chi é in situazione irregolare e/o verrà espulso. Chiaramente, vista l’emergenza rom, per l’occasione hanno ricreato un altro spazio d’eccezione in una palestra.
Ecco qua la traduzione di parte del video..:
-Se parto volontariamente, é solo per non andarci forzato dalla polizia. “Preferiste rimanere se poteste?” – Si.
-“E’ l’aiuto al ritorno, son questi soldi che vi han dato, che l’han convinta a ripartire?” – Si, ma ritorneremo. Andiamo a cercare i nostri figli in romania, e ritorneremo.
“Altri rifiutano categoricamente di partire, ed é l’immensa maggioranza. 300 euro per adulto versati in caso di ritorno volontario non son sufficienti per convincere tutti.”
-Ho i miei figli qui. Voglio che cominicino la scuola. Voglio risolvere i problemi e legalizzare la mia famiglia come quelle francesi. – “In romania non é possibile?” – No, perché non ho lavoro, non posso dare la scuola ai miei famigli, non ho nulla. – “Perché siete rom?” – Si, a causa del nostro essere rom-
qua invece un comunicato della rete di montreuil contro le espulsioni. (montreuil é una città alle porte di parigi. tra le altre cose, ad alta presenza migrante e in via di gentrificazione). Ve lo traduco:
“Cosa vuol dire occupare un terreno o una casa a Montreuil quando si é rom”
é vedersi rifiutato un accesso all’acqua perché Véolia (gestore privato della fornitura) afferma che é impossibile. é non poter avere dei cassonetti dove buttare la spazzatura perché i servizi municipali rifiutano per mille e una cattive ragioni.« Questo renderebbe la loro presenza troppo visibile, i vicini si lamenterebbero vedendoli”, risponde un agente municipale agli occupanti rom di un terreno in rue de Rosny. é farsi scortare in romania dalla polizia. é non avere il diritto di lavorare senza preventiva promessa di assunzione (chi la ottiene se non la moglie del ministro del lavoro?), ma farsi trattare ovunque da parassiti. é chiedere l’elemosina, fare gli ambulanti ed essere perseguiti dalla polizia. é recuperare ferri e altri materiali ma dover affrontare il fatto che il comune ha soppresso i rifiuti ingombranti. La libertà di circolazione per i rom é essere ovunque cacciati ed espulsi.
I rom espulsi venerdì (30 luglio) non avevano richiesto un posto in uno dei campi di reinserzione MOUS. Avevano un’abitazione. Volevano che li si lasciasse tranquilli. I MOUS – “Gestione delle opere urbani e sociali” – campi di reinserzione altamente restrittivi (vigili all’entrata, orari di apertura e chiusura, interdizione delle visite, anche del congiunto se non é sulle liste). I rom non sono un problema da eradicare con le espulsioni o da gestire con delle integrazioni forzate. Non c’é un “problema rom”, ci sono solo delle singole storie. Molti espulsi venivano da villaggi totalmente devastati dalle inondazioni che toccano la romania da circa un mese. L’ospitalità non ha nulla a che vedere con la gestione. Ed é proprio dell’ospitalità che noi abbiamo bisogno.
Questa settimana in Seine-Saint-Denis (uno dei dipartimenti satelliti di Parigi) si sono avute delle espulsioni a montreuil, a la courneuve, a st denis. Rom, nomadi, residenti stabili, vicini, sostenitori, siamo noi che dobbiamo resistere nelle nostre città, nei nostri quartieri. Impedire, o almeno rendere visibile, ogni espulsione con striscioni, testi, sit-in. Cercare insieme case abbandonate, terreni vuoti, caravan da riparare. Condividere coperte, pasti e parole. 300 espulsioni da qua all’inverno. Questo non dev’essere possibile.