il corpo che ci viene rubato per fabbricare organismi opponibili..
da testo junkie.. b. preciado
“qualche codice semio-tecnico della femminilità appartenente all’ecologia politica farmaco-pornografica:
Piccole donne, il coraggio della madre, la pillola, cocktail stracarico di estrogeni e di progesterone, l’onore delle vergini, la Bella addormentata nel bosco, la bulimia, il desiderio di bimbo, la vergogna della deflorazione, la Sirenetta, il silenzio di fronte allo stupro, Cenerentola, l’immoralità ultima dell’aborto, i dolci, saper fare un buon pompino, il Lexomil, la vergogna di non averlo ancora fatto, Via col vento, dire no quando si vuol dire si, restare a casa, avere delle piccole mani, le ballerine d’audrey hepburn, la codeina, prendersi cura dei capelli, la moda, dire si quando si vuol dire no, l’anoressia, sapere tra sé che chi ti piace veramente é la tua amica, la paura di invecchiare, la necessità di essere costantemente a dieta, l’imperativo della bellezza, la cleptomania, la compassione, la cucina, la sensualità disperata di Marylin Monroe, la manicure, non far rumore quando cammini, non far rumore quando mangi, non far rumore, il cotone immacolato e cancerogeno del tampax, la certezza della maternità come legame naturale, non saper urlare, non sapersi battere, non saper uccidere, non sapere troppe cose o saperne molte ma non poterlo dire, saper attendere, l’eleganza discreta di Lady D., il prozac, la paura di essere una cagna in calore, il valium, la necessità del tanga, sapersi controllare, lasciarsi inculare quando ci vuole, rassegnarsi, la giusta epilazione del pube, la sete, i sacchettini in lavanda che sanno di buono, il sorriso, la mummificazione vivente del viso liscio della gioventù, l’amore prima del sesso, il cancro al seno, essere una donna vissuta, che tuo marito ti lasci per una più giovane..
qualche codice semio-tecnico della mascolinità appartenente all’ecologia politica farmaco-pornografica:
rio grande, il calcio, Rocky, portar la mutanda, saper picchiare qualcuno, Scarface, saper alzare la voce, Platoon, saper uccidere, i mezzi di comunicazione, l’ulcera allo stomaco, la precarietà della paternità come legame naturale, la tuta blu, il sudore, la guerra (versione televisiva inclusa), bruce willis, l’intifada, la velocità, il terrorismo, il sesso per il sesso, eccitarsi come Rocco Siffredi, saper bere, guadagnar soldi, oméprazol, la città, i bar, le puttane, la box, il garage, la vergogna di non avercelo come Rocco Siffredi, il viagra, il cancro alla prostata, il naso rotto, la filosofia, la gastronomia, avere le mani sporche, bruce lee, pagare una pensione alla tua ex-moglie, la violenza coniugale, i film d’orrore, il porno, il gioco, le scommesse, i ministeri, il governo, lo stato, la direzione dell’impresa, gli affettati, la pesca e la caccia, gli stivali, la cravatta, la barba di tre giorni, l’alcool, l’infarto, la calvizia, la formula uno, il viaggio sulla luna, ubriacarsi, impiccarsi, i grossi orologi, i calli alle mani, stringere l’ano, il cameratismo, le crasse risate, l’intelligenza, il sapere enciclopedico, l’ossessione sessuale, il dongiovannismo, la misoginia, essere uno skin, i serial killers, l’heavy metal, lasciare la propria donna per una più una giovane, la paura di farsi inculare, non vedere più i propri figli dopo il divorzio, la voglia di farsi inculare…
per molto, ho creduto che solo i miei simili erano veramente nella merda. Perché noi non siamo e non saremo mai le piccole donne, o gli eroi del rio grande. Oggi, so che questa merda riguarda tutti.
Ridere é una forma di resistenza, di sopravvivenza, un modo di riunire le forze. Le urla anche. Quando si appartiene ad un gruppo oppresso, bisogna imparare a ridere in faccia al nemico, dice ringgold. Il problema, é che le cose non son più cosi chiare. Non si sa più troppo chi é l’oppressore e chi l’oppresso. O, più esattamente, é difficile sapersi contemporaneamente oppressore e oppresso..
gli uomini e le donne sono delle creature « deficienti, emozionalmente limitate », creature « egocentriche, chiuse su sé stesse, incapaci di empatia, d’identificazione, d’amore, d’amicizia, d’affetto o di tenerezza », delle « unità isolate », creature che il sistema rigido classe-sesso-genere-razza obbliga ad un’autosorveglianza ed ad un controllo su di sé costante. Consacrano a questa concatenazione brutale della loro soggettività un tempo comparabile all’estensione di tutta la loro vita. Una volta che tutta la loro potenza vitale é stata messa a servizio del contenimento della propria molteplicità corporea, sono delle creature fisicamente indebolite, incapaci di trovare soddisfazione nella vita e politicamente morte prima di aver reso l’ultimo respiro. Non voglio il genere femminile che mi é stato assegnato alla nascita. Non voglio nemmeno il genere mascolino che la medicina transessuale mi promette e che lo stato finirà per accordarmi se mi comporto come si deve. Non voglio niente di tutto ciò.”
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Ciao ti volevo far conoscere un’iniziativa chiamata Feminist Blog Camp che si terrà a Torino a fine Ottobre per le blogger femmiste: http://feministblogcamp.noblogs.org/