Riflessioni che vengono dalla Francia e che tentano di guardare alle poste che entrano in gioco quando si ha collettivamente a che fare con dispositivi repressivi. Visto quello che è successo in questi ultimi mesi a Bologna, a Firenze e a Padova (1–2), in cui compagn*, da prospettive diverse, hanno dovuto affrontare la gestione pubblica del proprio essere divenuti oggetto di repressione poliziesco-giudiziaria, si è pensato potesse essere utile recuperare questo testo e tradurlo. È un’analisi puntuale di quello che è successo con l'”affaire Tarnac“, ma trascende l’evento particolare per parlare, più in generale, delle contraddizioni e dei rischi con cui ci si deve confrontare portando avanti conflitti nell’Europa di questi ultimi anni.
Contributo alla discussione sulla repressione antiterrorista
Questo testo è il prodotto di un processo di discussioni collettive. Lungi da limitarsi a una critica della difesa pubblica degli «incolpati di Tarnac », afferma delle posizioni sulle forme di lotta attuali.
Pensiamo di continuare questo dibattito e di allargare questa elaborazione collettiva. Mandateci testi, commenti e altri contributi a questa mail: alleztrincamp((AAA))riseup.net
« Tarnac » è il nome d’una operazione mediatico-poliziesca che ha fatto molto rumore. In questa occasione dei discorsi pubblici sono stati tenuti dal comitato di sostegno, i prossimi o certi incolpati. Discorsi che, in fine, portavano delle posizioni politiche. Molti di questi discorsi ci hanno dato fastidio, se non fatto incazzare. Per tanti diversi motivi. Qui ne spieghiamo qualcuno per chiarificare e condividere le discussioni che possiamo aver avuto. Anche perché le riflessioni su Tarnac sono valide per molte altre situazioni di repressione delle lotte.
Quello di cui parliamo in questo testo, è del « discorso pubblico » che concerne la repressione, ovvero quello che si è detto e scritto pubblicamente al di là degli aspetti giuridici di un caso. Non si tratta di parlare di quello che si dice, o no, davanti a un giudice. L’articolazione tra gli elementi giuridici e il discorso pubblico che si ha su un caso non è evidente, è un nodo sempre abbastanza complesso. Per questo siamo convinti che è necessario costruire un discorso pubblico che non sia interamente dettato dalla difesa giuridica. Tenendo bene a mente che i discorsi pubblici affermano delle posizioni politiche che vanno al di là di una situazione particolare di repressione.
Davanti alla repressione, non è facile riuscire a posizionarsi, trovare come costruire un rapporto di forza davanti allo stato in una situazione in cui si è spesso indeboliti. Queste domande sono sempre esistite all’interno dei movimenti perché si cerca ogni volta dei modi di affrontare questa situazione senza perdervisi. Ci sembra urgente alimentare questo dibattito, contribuire all’elaborazione di discorsi pubblici da tenere in queste situazioni. Dei discorsi che non siano in contraddizione con quello che si pensa, quello che si ha, e che possano trovare eco in altre persone che subiscono anch’esse la repressione…
Il resto del testo, lo potete scaricare qua: contributo alla discussione sulla repressione
Il testo originale in francese è invece consultabile qui.
Libertà di movimento per tutt*!